Oggi altro miracolo! Grazie a tutti: Maddo, Sestri, Collegno, Spoleto, e Milano. La Prima Messa in sede GRM

Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Seconda lettura.  Devo confessarvi che ogni volata che leggo il numero dello statuto rengers “ Della fede cerchiamo una immagine viva, aperta e gioiosa mi dico che siamo stati profeti. Poca timidezza. I timidi nel nostro gruppo lasciano e nemmeno si avvicinano. Penso al pozzo di S. Nicola. Al giro del sabato sera. A Casa Speranza al Camerun. Quanta forza con gli ottocento zainetti. La nostra fede nelle piazze: Pellizzari, Corderia, Pertini e Villa Redenta.  Carità e prudenza. Le riunioni quanta carità e prudenza. La nostra casa a Rumo quanta forza. Papa Francesco dice:“La fede vince sempre, perché trasforma in vittoria anche la sconfitta, ma non è una cosa “magica”, è un rapporto personale con Dio che non s’impara sui libri, è infatti un dono di Dio, un dono da chiedere”. Non vergognarti. E’ la sconfitta della fede. Ci frena, ci fa nascondere. E se il cammino di fede lo facciamo da  soli la vergogna arriva subito. Insieme si vince la vergogna, la paura. “Chi si vergognerà di me e delle mie parole  … anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui” Vangelo di Matteo.    Nel  Vangelo  Gesù da’ subito la misura della fede. Se aveste fede quanto un granellino di senape. Un granello di senape è uno dei semi più piccoli. Sono andato a vedere le foto su internet e mi sono sorpreso. Ho sempre avuto paura e poi è arrivata anche la delusione di chi mi arriva e dice che ha tanta fede! Non ci credo perché la fede non si misura con i metri e con i pesi. Ho visto miracoli da persone, semplici. Umili, disponibili. Non diciamo mai che ho tanta fede, perché se ci sente il Signore si mette a ridere. Quella storia delle 4 candele: “Si spegne la pace, la fede, l’amore “Non temere, non piangere: finchè io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele:  IO SONO LA SPERANZA”.  E’ quasi invisibile. Per vedere questo seme bisogna mettercelo in mano e strizzare gli occhi. Ma è ancora troppo grande per la nostra fede. A questa grandezza arrivano i Santi. La nostra è ancora più piccola ecco perché non la vediamo e qualche volta non la sentiamo. Ma le fede senza le opere è morta! Un termometro per misurare la nostra fede è la carità, è la nostra capacità di amare. E’ la misericordia che usiamo. E’ quel: “ ci vado a riunione anche se sono stanco” E’ quel vado al bivacco anche se ho una festa in discoteca. E’ quel ci provo a vincere la vergogna, a vincere quel peccato che mi rende strano. I campi estivi sono esempi di fede. Ora il Natale che sia tale è un esempio di fede. Questa Messa in sede è la prova di fede anche se piccola ma va bene. Gli apostoli sono come noi. Non si accontentano di seguire Gesù. Di stare con lui. Chiedono  forse per far piacere a Gesù: “Accresci la nostra fede” Come se fosse un conto in banca. Mettiamo più soldi e il conto aumenta. Gesù come al solito li spiazza, li tira subito con piedi sulla terra. Gli apostoli conoscevano bene i semi di senape. Qualcuno li aveva anche piantati. Semi più piccoli difficile trovarli. Forse Gesù ne aveva qualcuno in mano. Sappiamo che quando arrivò il dolore con l’arresto di Gesù quasi tutti si nascosero ben bene. Pietro rinnegò ben tre volte. Una delle prove che la fede, quella piccola, deve superare  il dolore. E’ i momento in cui quel chicco di grano o quel seme di senape con la candela della speranza non deve scomparire. Quando è morto mio padre a 49 anni in treno da Genova a Rumo ho pensato molto al che fare.  Ero in noviziato. Avevo spento la mia candela della fede. Ma arrivato a casa, entro e trovo sul letto mia mamma e la prima parola che mi ha detto è stato “ No Nir fora..”Non uccidere il sogno di diventare sacerdote La candela della mia poca fede si riaccese subito  e mai più si è spenta. Oggi penso a quel momento buio e tragico. Ma penso anche a quel No nir fora che ho inciso sul mio cuore . Anche l’altro momento di buio e lacrime quando un anno fa mi hanno detto che ho una malattia che non perdona. la frase che ho messo sulla terza pagina del IL miracolo della vita “ Il dolore è dolore, ma vissuto con gioia e speranza ti apre la porta alla gioia di un frutto nuovo”. Quella gioia e speranza sono stati sempre i miei cavalli di battaglia e allora che vuoi di più! Ecco un frutto nuovo: questa messa con tutti voi che mi volete bene qui in sede dove la gioia e la speranza sono di casa. La nostra fede si chiama anche continuità. 32 anni sono tanti e continuare oggi vale doppio. Giochiamo sempre fuori  casa. Il mondo parla un altro linguaggio. Decisivo che rimanga accesa la candela della speranza. La bella storia rengers e millemani è fatta di persone spesso nascoste che hanno tenuto con la candela della speranza la fede viva,aperta e gioiosa nei gruppi. Ho detto persone ma li chiamerei eroi, santi, grandi. Penso ai primi che sono andati in Camerun. Ai primi in Romania a casa speranza. Alle prime famiglie che hanno preso in casa i ragazzi di Casa Speranza. Alla AMAtriciana di domenica a Sestri.  Chi si è buttato sulla casa a Rumo, Chi ora va a Ventimiglia con la candela  della speranza per chi si sente rifugiato e peggio ancora profugo. Papa Francesco ad Assisi: “Il grido d’aiuto dei profughi spento come fosse un canale tv”.  Ogni sede è un fuoco di speranza finchè ci sono giovani nei rengers e adulti in millemani  che avranno il coraggio di aprire la sede, mettere in cerchio le panche o le sedie e con il cuore pieno di speranza accogliere chi arriva e riaccende senza saperlo la candela della fede a tanti. Questo il miracolo rengers. Giovedi ho avuto una visita di una mamma di due figli piccoli, partita da sola in macchina da Spoleto per incontrarmi. Forse la conoscete si chiama Annalisa una delle prime rengers, forse la prima, del gruppo Spoleto. Ma solo tre campi a Rumo  e poi ha lasciato. MI ha confessato che quegli anni sono incisi nel suoi ricordi. riconosce lo sbaglio di aver lasciato il gruppo ma ora vuole ritornare con i loro figli nei rengers. Per me è stato un miracolo. Sentita su face book, me lo sono vista in ufficietto tutta felice di vedermi. Ecco cosa ha scritto: “Sono a casa… mangiata la pizza promessa ai bimbi.. sono felice di averti visto e da domani inizierò a programmare una nuova passeggiata da te magari di domenica X sentire la tua messa con tanto di Promessa al collo.. e con te mi sono sentita a casa come non fosse passato il tempo. Quello ke è stato,l’assenza di questi anni,le parole a cui ho creduto tanto tempo fa e ke mi hanno allontanato da te,oggi metto via e ricomincio da capo, dall’abbraccio con cui ti ho salutato. E se esiste anke solo una cosa ke posso fare X te dimmela e troverò il modo di farla! Ascoltando musica nel viaggio di ritorno ho sentito una canzone e mi ha fatto pensare a te,alla mia assenza e al ritorno.. e quindi te la mando insieme alla mia buonanotte.. ps. Adesso farai fatica a  liberarti di me! Ti voglio bene Modi. Ma mi ha confessato che due anni fa ha vinto una grave malattia che le ha bloccato le gambe. Ho subito capito il perché della visita. Anche lei Annalisa è arrivata con la candela della speranza accesa per me.

 

Fine Messa

si-toOggi siamo tanti grazie anche all’idea di Guido di fare un servizio su Panorama. Sono felice aver dato inizio a questo “frutto nuovo” che nasce dalla mia SLA. Sono candele si speranza che accendiamo con la cera o la benzina della Messa. La settimana è lunga e spesso anche insidiosa. Quando arriva la domenica facciamo un pensierino sul venire alle 12 in sede GRM per la Messa. Se avete fede venite con la candela della speranza. Se non avente fede ma avete la speranza venite con la candela accesa. Ci accorgeremo che la Messa è il fuoco più sicuro che non solo ci accende le nostre candele ma anche accende i nostri cuori. Che bello ogni domenica il mio cuore prende fuoco. Poi il Signore ci conosce uno per uno perchè ci vede qui in sede in settimana o a Sestri in Salita Campasso.  Se non si accende alla prima, provaci ancora. Se non vedi la tua fede…è perchè è piccola, piccola, ma c’è, se sei qui, ogni domenica. Grazie, grazie, grazie!

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