Sagra “Mari e Monti” passerà alla storia… Millemani!

Un successo che nessuno si aspettava. Tantissimi a Messa e poi a cena un continuo trovare tavoli e panche!  Eroi Mosaico e inSiemeXcon:  Da ripetere!!! Ora la “predica” alla sagra:  (scusate i puntini ma per il comunicatore sono decisivi). Un grazie subito a tutti voi, che siete venuti nella nostra casa a fare festa con noi. L’abbiamo chiamata sagra, perchè ci piacciono sia la sagra del Carmine, che quella di S. Lorenzo: ma non mettiamo le bandierine!
Un forte grazie, alla mia famiglia che mi ha preparato una reggia e questo per me è un regalo, che non ha prezzo…..
Eravamo indecisi se fare questa sagra ma poi Daniela ha insistito e ora siamo tutti quì felici!
La mia nuova situazione forse vi ha sorpreso! Ma vi posso dire che sono abituato a sfide e a vette da scalare molto alte.
Penso a quando a quarantanove anni nel ’75 mio papà, Luigi ci ha lasciato. In treno da Genova a Mione avevo deciso di buttare la tonaca e andare a lavorare per la mia famiglia. Ero il maschio più grande. Quelle parole ” no nir fora parchè se venes fora le come se moris en auter”. Queste parole di mia mamma mi hanno fatto riprendere la tonaca e diventare Padre Modesto.
Penso al primo campo al Maso Vender: l’esaurimento. E poi è andata grazie a Padre Alberto che è venuto a Rumo con noi ed è tornato il sereno.
Penso a quando abbiamo comprato il prato, questo. Poi il progetto, poi la casa. Quella telefonata del finanziamento della Provincia di Trento il giorno di Santa Lucia…ora siamo sereni!
Penso alla prima volta da solo in Albania, poi in Romania a Casa Speranza, poi in Camerun con gli astucci e quest’anno con 800 zainetti.
Ora altra vetta da scalare, sfida di quelle vere dove non puoi fingere o barare. Non posso più parlare, non posso più camminare e non posso più mangiare la fettina impanata o bere la grappa.
Anche qui ho trovato nello zaino mentre partivo questa frase di Papa Francesco:”Il dolore, è dolore ma vissuto con gioia e speranza ti apre la porta alla gioia di un frutto nuovo.”
Ero alla Nemo, un ospedale dove curano questa malattia. Piangevo giorno e notte, non capivo, guardavo gli altri e piangevo. Vedevo gli altri malati, capivo. Mi collego a internet, vado su Avvenire.it e leggo queste tre righe: ” Il dolore…ma vissuto con…gioia…” mi fa ritornare il sorriso. Mi metto a scrivere “Il Miracolo della vita”. Due giorni, giorno e notte a scrivere. Ritorna l’arcobaleno! Mi arriva la BCS con cui posso ancora girare, mi arriva il computer che parla.
Ritrovo un sacco di gente che mi vuole bene. Trovo un sacco di mamme, dottoresse, guardie del corpo, persone mai viste che mi mandano un messaggio o vengono a trovarmi. Tutti fanno a gara a spianarmi la strada: mi hanno dato il furgone Mody One, dove posso caricare la BCS, il comunicatore per parlare..
Ora ascolto, e osservo i volti, gli sguardi, ogni piccolo gesto. E’ un’ altra vita. Bella come la prima. Quella fino a 58 anni.
Vedo ogni giorno ” il frutto nuovo”. Sono le persone che ti guardano e non ti chiedono nulla ma ti abbracciano con amore.
Vedo ogni giorno, strade nuove che si aprono, come le cene alla Montallegro che ci permettono di comprare il prato! O l’approvazione della Provincia per la fondazione.
Poi la grande sintonia e armonia con il Comune di Rumo: siamo diventati tutti “chei da rum”.
Con i paesani quanta insalata! Ma ne abbiamo ancora bisogno per tutto luglio. Grazie! Grazie!
Ora anche la cooperativa nuova, ancora più frutti nuovi!
Vedo questa casa sempre più bella, più ricca e favolosa. Ora me la posso godere, fotografare, ammirare. Ma questa ultima vetta, questa sfida, questa battaglia: da soli non si arriva in cima! Ho bisogno di tutti voi: basta uno sguardo, una occhiata, un saluto. E vi chiedo di non compatirmi, di non togliermi l’entusiamo come quello di andare su alla Malga Lavazzè con la BCS e farmi un selfie metterlo su facebook. Qui mi sento in Paradiso, anche quando piove. Ai ragazzi ho ripetuto spesso questa frase. “La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare!” Qui si vola!
La mia Fede da montanaro ha tenuto anche se molte volte la stella cometa non si vedeva. Ora dopo che Papa Francesco mi ha detto che sono forte e che prega per me e ci siamo abbracciati tre volte e gli ho anche messo al collo la mia promessa: cosa voglio di più!! Penso alle difficoltà che ha superato mia mamma e ha parlato con Papa Francesco di Rumo, di suo figlio lì così seduto sulla BCS. Ha anche detto che le mamme sono le colonne della famiglia.
Lo scorso luglio ero qui e camminavo e parlavo, forse troppo. Ora potevo guardarvi da lassù o dalla porta accanto: ci è mancato poco! E invece in questo luglio sono ancora qui a guardare questo spettacolo, ad ascoltare, a incontrare tante persone. Questo è il miracolo!

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