Ho imparato l’arte del folle. Anzi qui vanno altre. Quando intravedono una discesa spengono letteralmente la macchina e vai. Appena ricomincia la salita subito la seconda a vai. Poi ci sono i taxi da paese e quelli di città. Andando a Bamenda, una cittadina come grandezza, ad un certo punto vedo che uno indica di tagliare e fare una strada nel campi e prati. Poi ho capito che lui non poteva andare sulle strade asfaltate o per la polizia. Lo capito al ritorno dove abbiamo preso un taxi quasi normale ma fino all’inizio della strada sterrata. Li ci ha lasciato e poi è arrivato quello di paese. Altra notizia che mi ha fatto pensare. Passando in un villaggio P. Erwin ci h detto: “questa è la piazza dove venivano venduti gli schiavi”. Mi sono venuti i brividi. Eppure oggi tutti si sono dimenticati di queste fatti. Oggi ci scandalizziamo se vediamo alla nostra porte degli stranieri. Ma un tempo, i nonni se lo ricordano ancora, noi bianchi venivamo qui con i soldi ad acquistare giovani per farli soffrire nelle Americhe. Per loro i bianchi sono coloro che entravano di notte con le armi a rubare alla madri e padri i loro figli più giovani. A Duala ci sono ancorai ricordi del moli che venivano usati per caricare gli ormai schiavi sulle navi. Venire qui ogni anni con astucci o zaini è un tentativo non di pareggiare ma almeno di lanciare un segnale diverso ai banbini.E gli adulti questo lo capiscono e come! Ancora due parole sul seminario in costruzione. Una ruspa, di quelle di una vola, ha spianato e fatto la strada. Ora una decina di giovani con picco e pala fanno lo scavo per le fondamenta. Altri fanno i mattoni sul posto con tanto di stampo e malta al punto giusto. Ci sono due geometri che tirano i fili per il disegno. In questi mesi per la pioggia ci sarà un rallentamento ma immagino che fra pochi mesi si vedrà già un pezzo di seminario abitabile. C’è il problema della strada un po’ in salita e quando piove diventa una pista per sciare. Il posto è da favola. Una montagna con 7 ettari di terreno. Altra novità di quest’anno. Mentre gli astucci si potevano dividere ed Enrica ne sa qualche cosa. Gli zaini non si possono dividere. I numeri degli alunni sono sempre di più di quelli sulla carta perché non vengono contati i bambini dell’asilo che sono sempre tanti. In fila ci si mettono tutti e non possiamo lasciare a bocca asciutta proprio i più piccoli. Non vi dico il lavoro certosino di Teresina e Neda per fare il miracolo della moltiplicazione degli zainetti o inventare astucci o altro. Rimane ancora Allori il villaggio più lontano e domani partiremo con una borsa solo di riserva per eventuali numeri che non tornano. E’ successo il primo giorno ad Agip. Abbiamo caricato solo gli zainetti che ci avevano detto ma poi mentre si distribuiva ci siamo accorti che ne mancavano una ventina. Panico, sudore, vergogna. Poi solo dopo abbiamo capito che non erano contati perche asilo. Sono rimasti fermi, immobili, con gli occhi sbarrati e a voglia spiegare che saremmo tornati. Questa mattina a Maccanico, la borsa di riserva a momenti non era sufficiente. Ecco perché Teresina e Neda sono andate a Bamenda per acquistare astucci e forse qualche bon bon o lecca lecca da dare ai bambini dell’asilo. Domani andando ad Allori passeremo ad Agip e c’è già pronta la valigia con una 20 di astucci e bon bon. Le lettere le stanno scrivendo e venerdì quando porteremo i 320 zaini e oltre 70 di.. per i bambini dell’asilo. Ma ci saranno ancora ansia, sudore, e non solo per il caldo. La fortuna che la luce è ancora andata via da questa mattina e ora mercoledì sono le 18 mi permette di scrivere più a lungo, sempre se il computer regge la batteria, Mi sta avvisando che siamo alla fine. E allora attendiamo fiduciosi la luce per mandare le foto del seminario in costruzione e anche dei bambini che scrivono le lettere. Non smetterò mai di ringraziare coloro che hanno collaborato anche sono con uno zaino o una piccola offerta. Se potreste vedere da vivo la gioia dei bambini quando ricevono lo zaino e lo guardano, se lo mettono, lo tolgono e guardano dentro. Poi vogliono la foto. Con poco sono felici. E noi siamo emozionati. Al ritorno sulla gip che porta i commenti sono sempre gli stessi. Che sorrisi,che paura che non bastassero, dal vivo tutto un’altra cosa, sarà difficile raccontare una volta tornati a casa o in convento.