Due parole che ho scritto per l atematica della paura di:
Ci sono paure di serie A e di serie B. Sulle piccole la serie B paure o fisse lascio perdere perché arrivano e passano subito. Fanno parte della nostra vita di tutti i giorni. MI fermo su alcune paure di serie A. Quelle che ti cambiano la vita, quelle che non ti lasciano facilmente. Quelle che se sei solo, soccombi. Quelle che arrivano e devi dare la risposta pena il fallimento della vita stessa. Una di queste la chiamo “vocazione.” Tutti noi abbiamo un disegno da completare con la matita. E’ quello che si chiama: Sogno! Con la S maiuscola. Quelle paura di fartelo tuo, si salire subito su quel treno che passa. “Temo il Signore che passa” Sant. Agostino ma io la paura la vedrei: Temo il Signore che passa e …si ferma”. Noi viviamo il nostro rapporto con il Signore come un gioco a nascondino, e abbiamo paura di trovarlo. Perché se lo troviamo la nostra vita diventa un miracolo delle vita. “Se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni” Mc 10,16 Altra paura è quella di soffrire. Fa paura il dolore. Mette in crisi chi sta bene. Fa paura perché siamo convinti di non farcela nel caso che… Solo con la forza di volontà, il sacrificio, la pazzia di fare il bene sempre, si può arrivare ad accettare anche il dolore. E vincere questa paura. S. Francesco ha chiesto di soffrire è il Signore gli ha regalato le stigmate. Anche S. Rita. La paura del dolore ci rende piccoli, egoisti, tristi, soli e strani! Altra paura fra i giovani è accettare il difetto di fabbrica. E mascherarsi in maniera goffa per nasconderlo. La paura di se stessi. Non volersi bene, Non parlarsi con parole carine. Ricordi il mio vicino di letto alla Nemo che aveva da anni una BCS. M diceva che era dura accettare di girare su una carrozzella, è difficile perché le persone… Ci avevo quasi creduto! Ma poi quando mi arrivo la carrozzella la chiamai subito BCS come il mio primo trattore a vai, chi mi ferma più! Ma il segreto è quello di condividere anche il dolore non solo le gioie. Chiudo con la paura delle solitudine. Quella dello star da solo e ascoltarsi. La coscienza parla e come. Abbiamo troppa paura anche di partire da solo per una cosa in cui ci credo. Ci stordiamo prima con le cuffiette o la TV sempre accesa. Poi arriva, per paura della solitudine, l’alcol. Poi per non sentire più la solitudine dello sfigato si passa alla droga. Come se questi mezzi ci facessero vincere la paura della solitudine. Alla fine di questo percorso la solitudine diventa disperazione. Non possiamo aspettare il sabato sera per essere invitati da qualcuno che ci telefona. Se un sabato stai a casa senza crisi isteriche la solitudine diventa positiva perché gioca a tuo favore. Chi non sa trovare dei momenti per se stesso, rischia che la sua vita sia vissuta da qualche altro. E allora la crisi diventa non solo paura ma anche noia.