Appena sacerdote, 32 anni fa, dopo i campi estivi partivo con la UNO CS Fiat senza nessuna meta. Pochi soldi e un po’ di scorte viveri, un sacco a pelo e lo zaino del campo. Una volta mi sono trovato in Albania era il 1988 passando dalla Grecia. Kacavia era la frontiera. Arrivato a Durazzo per trovare Alfred un ragazzo che era stato rimpatriato di notte da una famiglia molto vicina. Era spesso alla Madonnetta. Altro viaggio, era il ’95, è stato Berlino. Sono andato a dormire da una famiglia di la dal muro, costava meno. Ho visto molti che armeggiavano con cacciaviti e martelli per togliere un pezzo di muro. Mi è venuta la voglia anche a me. Apro la mia Uno CS e trovo martello e una bella punta. Resti del campo lavoro! Mi guardo in giro e ci provo. Primo tentativo va a buca: solo pezzi piccoli. Vado più lontano, dove non c’è quasi nessuno. Guardo il muro. Cerco qualche pezzo da staccare. Provo: è cemento armato. Poi vedo uno che stacca dei pezzi grandi. Mi avvicino e faccio il finto tonto. Senza martello e punta! Capisco come fare. Aspetto che parta e provo poi io. Si staccano pezzi meravigliosi e troppo belli. Non so quali prendere. Mi hanno detto che se ti beccano alla frontiera con Berlino ricco ti fanno storie. Decido di prendere pochi pezzi e di nasconderli con martello e punta. E’ andata bene. Ne ho regalati tanti. Me ne sono tenuti due pezzi che ho appeso nel mio ufficietto. Erano tempi in cui il gasolio costava poco e poi andando in 4° al minimo l’asticella scendeva piano. Come a Durazzo quando riparto per Kakavia Alfred mi dice di non fare gasolio in Albania perché mettono acqua. Vedo la lancetta! E’ sotto la metà. Devo arrivare in Grecia 400 Km. Che sofferenza e che folle e sempre al minimo. La Uno CS fatta in Brasile era una grande macchina: lo sapevo. E infatti sono arrivato in Grecia che la spia non si era ancora accesa. “L’umanità di oggi ha bisogno di “ponti, non di muri”, esattamente come i popoli del Novecento non avevano bisogno della divisione simboleggiata dal Muro di Berlino.” E ancora: “un appello affinché cadano, ha detto, “tutti i muri che ancora dividono il mondo”. Papa Franecsco. Domani arrivano alla Madonnetta ben 10 frati del nostro Ordine. Fra cui P. Angelo, P. Randy, P. Rechie, P. Salesio, il P. Provinciale, P. Emilio, P. Giuliano, P. Luigi Pingelli, P. Malizia, P. Gelson. Io regalerò a tutti “Il chiodo” e il libro “L’odore delle pecore”. Mi sono preso l’impegno del vitto. Giovedi sera ci pensa Mosaico e venerdì Mille Maddo. Muri ce ne sono ancora tanti anche fra conventi o fra vecchie provincie. Noi con i gruppi in questi anni abbiamo costruiti molto ponti. Da Collegno a Spoleto. Da Sestri alla Maddo. Dal Tentino a Campina e ora uno lungo anche con Bafut. “Il chiodo” lo dimostra molto bene. Che non sia la volta buona. A metà luglio 2 e 15 il 15 inizia il Capitolo Provinciale. Quello ricco di sorprese. Ci saranno le primarie due mesi prima e vediamo chi entrerà nel conclave a eleggere provinciale e consiglio. Sono tre capitoli che non entro in conclave. I motivi sono tanti, e non tutti si sanno o si sapranno. Dopo Spoleto sono soldato semplice: P. Modesto e basta. Sempre sotto prima di P. Eugenio a Collegno, poi sempre a Collegno sotto P. Francesco siciliano, ora alla Maddo sotto P. Carlo. Ora ci sono abituato. Ai messaggi rispondo sempre OK. Alcuni mi dicono che sono in minoranza e quindi sono fuori dal potere. Per altri penso solo ai rangers. Per altri sono troppo fuori convento. Per qualcuno non sono proprio frate. Per i più sono pericoloso, se sono superiore:“riempiresti i conventi”! Anche mia mamma non mi chiede più perché non sono parroco o priore. I ragazzi e chi mi conosce non solo non è un problema ma per loro è una fortuna. Ho sempre detto di si anche ai miei superiori anche negli spostamenti dolorosi ma poi fruttiferi. Sono ancora Agostiniano Scalzo O.A.D. Quella P. di Padre Modesto non me la tocca nessuno! E me la porto a Rumo nel “praticello” sotto la chiesa di Marena. Ma ora aspettiamo le primarie. Poi vediamo.