La seconda lettura: “Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo”. Un forte promessa: per vivere e regnare. Ma cosa vuol dire “morire”. Questo lo sanno molto bene la mamme che “muoiono” ogni mattina, ogni sera e ogni notte per i figli. Morire è quel “prima di me ho messo te”. E usare misericordia con tutti. Vivere con orologio senza lancette per l’ansia di fare il bene. Morire è ascoltare senza alzare subito il dito. E’ non aver paura di perdere tempo per gli altri. Morire al peccato, all’egoismo, a quella voglia di primeggiare. Morire è umiltà. Poi c’è il perseverare. I fuochi di paglia, molto di moda oggi non portano lontano. Molti che si dividono alla prima difficoltà. Molti figli che chiudono con i genitori per un nò. Porto sempre l’esempio del cammino in montagna. Quel passo lento ma continuo senza uscire dal sentiero anche quando sembra evidente di fare prima. Vedo anche molti sacerdoti che lasciano con una superficialità spaventosa. La continuità nel gruppo rangers e in millemani è decisiva per portare frutto. E la continuità è fatta anche di momenti difficili, oscuri, dove sembra che il mondo crolli. Sono momenti che passiamo tutti e più volte. Ma se pensiamo bene sono questi i momenti che ci hanno fatto crescere dentro, che ci hanno resi più forti. Morire e perseverare vanno a braccetto. Quanti esempi anche fra di noi di persone che dimostrano che morire a se stessi e perseverare hanno portato risultati miracolosi. I Santi sono questi che apparentante sembrava che morissero dietro agli altri ma poi hanno cantato vittoria in quel dopodomani che ci aspetta tutti. E li l’esame finale del “morire” e della perseveranza. Papa Francesco dice“il Signore insegna che nella vita non è tutto magico, che il trionfalismo non è cristiano”. La vita del cristiano è fatta di una normalità vissuta però con Cristo, ogni giorno”. La prima lettura e il vangelo parlano del grazie. Naaman guarito dalla lebbra torna e vuole fare un regalo ma rifiutò. Allora carica di terra sui muli perché “non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore». Che esempio per tutti noi. Portarsi la terra. Oggi internet e cellulare ci hanno tolto la terra sotto i piedi. Vediamo solo asfalto e la poca terra è spesso una discarica. I ricordi, i segni concreti, i legami non solo virtuali, amici non solo su face book Tornare ai segni visibili. Perche la nostra casa a Rumo ha il suo fascino che ogni volta che la vediamo ci stupisce. Perché è un qualche cosa di nostro, perche molti di noi siamo morti dietro a questa casa. E’ un sogno concreto, vivo, che respira e meraviglia. Le nostre sedi, quasi tutte bassifondi o container ma troppo calde, uniche, con un’anima come questa sede. Tutti noi ci sentiamo a casa nostra, tutti ci sentiamo bene seduti su dure panche a parlare, ad ascoltare a cantare. Il vangelo è sempre grazie. Ma “Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero? Ma guarda un po’. Vi ricordate il buon samaritano. Chi si ferma a soccorrere chi giaceva mezzo morto? Un samaritano, uno straniero. E Gesù ne aveva guariti dalla lebbra 10! E gli altri nove dove sono? Nella vita è sempre cosi. La parola grazie si da sempre per scontato anche in famiglia anche in comunità anche nei gruppi. Eppure quanti favori, aiuti riceviamo ogni giorno. Ma il grazie sembra roba da piccoli, da ingenui. Pensiamo a quanti rangers sono entrati da piccoli e cresciuti quando c’era da dare dopo aver tanto ricevuto non si vedono più. Anzi quello che hanno imparato lo portano fuori dove sanno che possono guadagnare. Senza una parola, senza un grazie. Poi c’è anche chi rimane si in direzione con tanto di nome sui foglio della riunione ma ama ancora farsi tirare o peggio ancora trascinare senza mai portare il proprio mattone. La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare. Questa paura di prendersi le proprie responsabilità, come se la vita fosse un farla franca per sempre. Non funziona così. Se non ti giri ogni tanto a ringraziare con il tuo comportamento con solo con le parole o con un messaggio, rischi di deludere chi ti ha aiutato per anni ma la delusione più forte sarà la tua quando svegliandoti scenderai con i piedi per terra. Ho sempre detto e sempre ricorderò di non mettere mai il ferro morto verso il gruppo ma anche verso i genitori e tutte le persone chi ti hanno voluto bene. Ricordo una nonna che a una prima comunione i sua nipote con poteva entrate in chiesa per ordine della mamma figlia di questa nonna. Ho incontrato la mamma ma nulla da fare. La nonna voleva una foto con sua nipote dopo la messa. Io mi sono impegnato davanti alle lacrime di questa nonna che ci avrei provato. E infatti con una piccola mia furbata non solo una foto ma anche una con me e la nonna la bambina. Senza che la mamma se ne accorgesse! Anche davanti al letto del papà che moriva e aspettava il figlio per fare pace prima di chiudere gli occhi, nulla da fare! Ricordo la sconfitta per me quella sera. Ma attenti che il finale ancora più forte: “Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Dice Gesù all’unico che è tornato indietro a ringraziare. Mi chiedo e chiedo a voi qual è stato il regalo più grande: la guarigione o la salvezza finale. Per chi non crede la guarigione fisica. Il guarire dalla lebbra per quei tempi era come ritornare a vivere fra gli altri senza essere esclusi e cacciati. Riceve il regalo della vita solo perché ha avuto il coraggio, il desiderio, di ritornare a ringraziare. Doppio regalo. E se penso agli altri mi viene da pensare a coloro che non ringraziano ripagando con un minino di impegno quello che hanno ricevuto: Questi buttano via le forti emozioni che solo un responsabile può provare quando si da anima e corpo ai bambini del suo gruppo. Basta vedere la serenità sui volti di chi ha scelto di fare della sua vita un regalo per altri. O meglio il miracolo della vita!
Dopo Messa
Quasi sicuramente il prossimo weekend sarò a Lourdes, e quindi la Messa di domenica in sede GRM non ci sarà. Ancora un grazie a tutti voi che credete a questa Messa qui in sede. Subito un invito a domani lunedì al Ristorante Montallegro per la cena per il prato sotto per il campo da gioco. E’ già arrivato il disegno del geometra Gianni, che se le cene vanno bene possiamo andare dal notaio dopo la cena di Dicembre. E’ decisivo che domani sera siamo tanti. Invitate anche amici e parenti. Vi sarà riservato un tavolo tutto per voi. Nessuno pensava che il prato due o sotto sarebbe diventato nostro senza chiedere nulla ai gruppi. Questo il miracolo di queste cena. Il lavoro è molto duro, se qualche giovane o genitore si vuole fare avanti a dare una mano specialmente nel risistemare dopo la cena tutti i tavoli è bene accetto. Mi hanno convinto a mettere una scatola per la raccolta offerte per la casa a Rumo. Chi può anche poco va bene. Poi siamo passati dall’aperipranzo che faremo qualche domenica all’aperitivo molto semplice tanto per fare due chiacchiere.